Aifa: “Vaccino prima arma”
In Italia 3.500 casi e 1.500 morti (tratto da GYNECO AOGOI n 3/2015)
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS) ha di recente aggiornato le factsheet sui papillomavirus umani (HPV), estremamente comuni in tutto il mondo. Ne esistono oltre 100 tipi, di cui 13 sono definiti ad alto rischio e collegati all’insorgenza di diversi tumori. L’Agenzia Italiana del Farmaco sostiene da tempo l’importanza di una adeguata informazione e responsabilizzazione dei cittadini italiani ed europei sulle attività di prevenzione e , in particolare, sulla vaccinazione, uno degli interventi preventivi più efficaci e sicuri, che non comporta soltanto benefici diretti alla persona sottoposta a vaccinazione, ma ha risvolti positivi anche sul resto della comunità. La vaccinazione contro il papilloma virus deve essere sempre più universale. E’ poi fondamentale che la vaccinazione sia effettuata non solo dalle ragazze ma anche dai coetanei di sesso maschile per giungere alla eradicazione della malattia.
Per avere un’idea dei numeri in Italia relativi a questa malattia, facciamo riferimento ai dati forniti dal Centro Nazionale dell’epidemiologia per la sanità pubblica dell’Istituto Superiore di Sanità, basati sugli studi condotti in Italia in donne di età tra 17 e 70 anni, in occasione di controlli ginecologici di routine o di programmi di screening organizzato, mostrano una prevalenza di un tipo qualsiasi di Hpv compresa tra il 7 e il 16%. La prevalenza aumenta al 35-54% nelle donne con diagnosi di citologia anormale, per raggiungere il 96% in caso di displasia severa o oltre. La prevalenza delle infezioni da Hpv varia con l’età: è più elevata nelle giovani donne sessualmente attive, mentre un secondo picco di prevalenza si nota nelle donne intorno alla menopausa o dopo. Uno studio condotto nell’Italia settentrionale in donne tra 25 e 70 anni ha dimostrato come la prevalenza diminuisca dal 13-14% nella fascia di età 25-39 anni, all’11% nelle donne tra 40 e 44 anni, e al 5% nelle donne oltre i 44 anni. Il tipo di virus più frequente è il 16, pari al 30% circa di tutte le infezioni. In ogni caso, la maggior parte delle infezioni (fra il 70 e il 90%) è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. In particolare, è stato documentato che, a distanza di 18 mesi dall’infezione, l’80% delle donne era Hpv-negativa. La probabilità che l’infezione evolva verso la persistenza sembra dipendere dal tipo del virus ed è più elevata per i tipi ad alto rischio, incluso l’Hpv 16.
In Italia si verificano ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e 1.500 decessi
Nell’arco di un decennio (dal 2002 al 2012), la percentuale di adolescenti che a 15 anni dichiara di aver avuto rapporti sessuali è cresciuta dal 20% al 51% tra le adolescenti e dal 28% al 57% tra gli adolescenti. In un recente studio condotto in Lombardia su 175.000 adolescenti, il 24% delle ragazze e il 27% dei ragazzi tredicenni ha dichiarato di avere già avuto rapporti sessuali. E’ evidente che, a fronte di questi cambiamenti, vanno adottati tutti gli strumenti di prevenzione: dall’informazione all’attenzione nelle pratiche sessuali saltuarie e occasionali, dall’uso dei preservativi agli screening che consentono le diagnosi precoci e i trattamenti tempestivi. Ma le vaccinazioni rappresentano sicuramente il primo scudo contro le infezioni e le loro conseguenze. Nel caso delle infezioni da Hpv (Papilloma virus), l’incidenza sta crescendo, specie in età precoce, ma si registrano incrementi anche dai 45 anni in su. E’ per questa ragione che diventa sempre più necessario parlare di vaccinazione universale, anche in età avanzata.
Il quadro globale delle infezioni da papilloma virus umano viene fornito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’aggiornamento sopra citato, da cui emerge che:
- il papillomavirus umano(Hpv) è un gruppo di virus estremamente comuni in tutto il mondo;
- ci sono più di 100 tipi di Hpv, di cui almeno 13 sono cancerogeni;
- l’Hpv si trasmette principalmente attraverso il contatto sessuale e la maggior parte delle persone sono infettate dall’Hpv poco dopo l’inizio dell’attività sessuale;
- il cancro cervicale è causato da un’infezione contratta per via sessuale con alcuni tipi di Hpv;
- due tipi di Hpv (16 e 18) causano il 70% dei tumori del collo dell’utero e delle lesioni cervicali precancerose;
- ci sono anche evidenze che collegano l’Hpv con tumori dell’ano, della vulva, della vagina e del pene;
- il cancro cervicale è il secondo tumore più comune nelle donne che vivono nelle regioni meno sviluppate, con una stima di 445.000 nuovi casi nel 2012 (84% di nuovi casi in tutto il mondo);
- nel 2012 circa 270.000 donne sono morte di cancro del collo dell’utero; oltre l’85% di queste morti si verificano nei Paesi a basso e medio reddito;
- i vaccini contro l’Hpv 16 e 18 sono in commercio in molti paesi.
Che cos’è il papilloma virus?
Il Papillomavirus umano (Hpv) è la più comune infezione virale del tratto riproduttivo. La maggior parte delle donne e degli uomini sessualmente attivi in un dato momento della loro vita sono vulnerabili al virus e alcuni possono essere ripetutamente colpiti dall’infezione. Il momento temporale più pericoloso per contrarre l’infezione sia per le donne che per gli uomini è poco dopo essere stati sessualmente attivi. Esistono varie tipologie di infezione da Hpv e molte non causano particolari problemi. La maggior parte dei pazienti affetti da papillomavirus non presenta né sintomi né problemi di salute ad esso collegati: nel 90% dei casi il sistema immunitario distrugge l’Hpv naturalmente nel giro di due anni. Solo una piccola percentuale di infezioni con alcuni tipi di Hpv può persistere e progredire in cancro. Il cancro cervicale è di gran lunga la più comune malattia correlata all’Hpv. Infatti, quasi tutti i casi di cancro del collo dell’utero possono essere attribuiti a infezione da Hpv. Altri tipi di papillomavirus sono in grado di provocare il cancro del collo dell’utero ed anche altre forme di tumori, meno comuni ma gravi, che ad esempio colpiscono la vulva, la vagina, il pene, l’ano e alcune zone della testa e del collo (lingua, tonsille e gola). In alcuni casi, poi, alcuni tipi di papillomavirus possono causare condilomi genitali, sia negli uomini, sia nelle donne: più raramente si formano anche papillomi nella gola (papillomatosi respiratoria ricorrente; Rrp) Nel panorama mondiale, il cancro cervicale è il quarto tumore più frequente nelle donne con una stima di 530.000 nuovi casi e nel 2012 ha rappresentato il 7,5% di tutte le morti per cancro femminile. Più di 270.000 decessi si registrano ogni anno per cancro del collo dell’utero, oltre l’85% dei quali nelle regioni meno sviluppate. Nei Paesi sviluppati sono disponibili per le donne programmi di screening che consentono di identificare e trattare precocemente le lesioni prima che evolvano in cancro. Tale trattamento impedisce fino all’80% la formazione del tumore del collo dell’utero. Il tasso di mortalità da cancro cervicale (52%) potrebbe essere ridotto a livello globale da programmi di screening efficaci e da trattamenti programmati.
Raccomandazioni OMS
L’Oms raccomanda un approccio di tipo globale e integrato per la prevenzione e il controllo del cancro del collo dell’utero. L’insieme di azioni consigliate comprende interventi da attuare nel corso della vita. La prevenzione primaria inizia con la vaccinazione per l’Hpv delle ragazze di età compresa tra 9-13 anni, ovvero prima che diventino sessualmente attive.
Altri interventi preventivi raccomandati per i ragazzi e le ragazze sono: educazione alle pratiche sessuali sicure promozione e fornitura di preservativi per chi ha già un’attività sessuale avvertimenti sull’uso del tabacco, che spesso inizia durante l’adolescenza, e che è un fattore di rischio importante circoncisione maschile. Le donne che sono sessualmente attive dovrebbero essere sottoposte a screening per cancro cervicale e lesioni pre-cancerose a partire dai 25 anni di età.